Dal Comitato Termoli Bene Comune Rete della Sinistra giunge una nota in cui si afferma di aver appreso con sconcerto della paventata chiusura della sede universitaria, presente in città.
Una circostanza che segnalerebbe la cosa come il frutto di un progressivo indebolimento complessivo, il segnale negativo di una riduzione dei servizi, probabilmente anche dei giovani iscritti, una questione che avviene nel più completo silenzio, nell’evidenza che niente e nulla erano trapelati sull’eventualità di tale chiusura.
Dal Comitato scrivono che “il funzionamento del polo termolese, relativo alle scienze del turismo e del cibo, è stato sospeso, ufficialmente a causa del covid, ma con motivazioni reali probabilmente diverse, concernenti la dimensione della sede. Altrimenti” – affermano – “non si spiegherebbe perché lealtre sedi Unimol sono rimaste aperte”.
Parlano di un territorio che potrebbe essere lasciato andare in abbandono, svuotato dei suoi servizi e pertanto vogliono sapere di più, conoscere le eventuali motivazioni di un tale provvedimento, così hanno voluto porre al Rettore Luca Brunese alcune domande, che diventano indicative dello stato delle cose.
Chiedono se corrisponde al vero la diminuzione dell’orario di apertura della struttura per evitare le spese di riscaldamento e dell’aria condizionata? Se è stato chiuso il bar interno? Se è vero che la segreteria è aperta soltanto in alcuni giorni alla settimana? Se risponde a verità il fatto che la biblioteca, le aule infomatiche e i laboratori sono pochissimo frequentati? Se il personale amministrativo è utilizzato a scavalco tra Termoli e Campobasso? Se la sede della cittadina adriatica, nel periodo delle iscrizioni e nella fase di pubblicazione dei corsi, è scarsamente valorizzata? Se l’Unimol considera o meno la sede di Termoli come un costo, considerazione che potrebbe portare un sicuro calo delle iscrizioni e che diventerà un’altra azione di dismissione di un punto validissimo di attività formativa e culturale della zona del Basso Molise?
Naturalmente motivano le domande e la preoccupazione, prendendo ad esempio il percorso di diminuzione dei servizi, attivato da almeno 12 anni a questa parte, nell’Ospedale San Timoteo, che vive ancora di scelte sbagliate e di problemi insoluti.