Il Tar Molise ha sospeso il provvedimento con cui il commissario ad Acta alla sanità, Donato Toma, ha disposto, per il Gemelli Molise, il dirottamento del budget destinato alle prestazioni ambulatoriali sulla radioterapia, a rischio chiusura per i pazienti della regione, per esaurimento di risorse economiche.
Il Tribunale amministrativo si pronuncerà nel merito il prossimo 5 ottobre, mentre la struttura ospedaliera continuerà ad erogare i servizi
Per il presidente del Tar Molise Nicola Gaviano “l’atto commissariale determina oggettivamente un impatto pregiudizievole sulle attività della società ricorrente e i diritti dell’utenza”. Il decreto Toma danneggerebbe i pazienti che non soffrono propriamente di patologie oncologiche e paralizzerebbe le prestazioni dirette a chi risiede in Molise e che siano strumentali al trattamento di cure oncologiche o cardiologiche già accertate, non fruibili tempestivamente presso altre strutture del territorio.
La notizia giunge proprio nel giorno in cui si celebra, al Gemelli Molise, una ricorrenza importante. Esattamente 20 anni fa, infatti, il Centro di Radioterapia Oncologica ‘Molise ART’ iniziò l’attività clinica con l’attivazione del primo Acceleratore Lineare. Un appuntamento valorizzato con il convegno “Moderna Radioterapia Oncologica: Approcci multidisciplinari nell’era dei trattamenti guidati dalle Omiche e dall’Intelligenza Artificiale” a cui hanno partecipato alcuni del maggiori esperti del settore.
“E’ una grande piacere festeggiare i venti anni di attività della Radioterapia – ha commentato Stefano Petracca, Presidente del Gemelli Molise – ringrazio tutti i nostri operatori, di tutti i reparti, per il lavoro che fanno ogni giorno per offrire ai pazienti le migliori cure possibili”.
Il Centro di Radioterapia ‘Molise ART’ ha introdotto negli anni nuove tecnologie e tecniche di trattamento con il miglioramento dei risultati clinici per i pazienti trattati, validati anche da numerose pubblicazioni e riconoscimenti scientifici tra cui: premio ‘ELEKTA’ nel 2008 e nel 2019; premio per il miglior contributo scientifico al Workshop AIOM (Associazione Italiana di Oncologia Medica), solo per citarne alcuni.
Non sono mancati attimi di commozione nel ripensare ai primi giorni: “ricordo l’emozione nel salire per la prima volta la strada non ancora asfaltata per raggiungere l’ospedale – ha rimarcato Francesco Deodato, attuale Direttore della Radioterapia – ho ancora impresso nella mente lo sguardo di stupore e gioia dei pazienti, quando si diceva loro che finalmente era possibile eseguire un trattamento Radioterapico a Campobasso, senza essere costretti a rivolgersi a strutture extraregionali”.
Uno dei momenti più emozionanti della cerimonia è stato sicuramente ascoltare il messaggio della signora Lucia, la prima paziente del Centro, che oggi ha 98 anni. Sta ancora bene e non smette mai di ringraziare i medici che le hanno permesso di raggiungere questo ambito traguardo.
Nel 2019 il parco tecnologico è stato totalmente rinnovato con l’acquisto di due Acceleratori lineari di ultima generazione che permettono di eseguire trattamenti estremamente mirati, risparmiando gli organi sani e migliorando sensibilmente l’efficacia delle cure. L’alto livello di innovazione e il numero di strumentazioni tecnologiche consentono un altissimo standard di servizio, che va dalla riduzione dei tempi d’attesa alla possibilità di personalizzare in maniera estremamente versatile il trattamento del paziente, ponendolo al centro del percorso di cura.
Alla tecnologia dei macchinari si è affiancato il progetto artistico ‘Molise Art’ per accompagnare i pazienti nel complesso percorso di cura. Così ‘Art’ acquista un doppio significato: è acronimo di Advanced Radiation Therapy, ma anche sinonimo di arte e di bellezza, tipiche di questo territorio che affonda le sue radici lontane lungo le vie di erba che collegavano i monti dell’Abruzzo e del Molise con le pianure della Puglia: i Tratturi. Due cammini di transizione, quello dei pastori un tempo e quello dei pazienti oggi, nei quali ci si sente lontani dalla quotidianità familiare, dalle certezze di tutti i giorni, indeboliti forse dal viaggio ma anche arricchiti dalle storie e dagli incontri fatti durante il percorso. Accogliere quindi i pazienti, accompagnarli in un luogo che racconti una storia di bellezza e di cultura contribuirà ad “addolcire” l’angoscia che inevitabilmente il paziente prova sul lettino delle terapia.