Migliaia di persone che vivono nella zona di Rio Vivo di Termoli rischiano di dover sborsare ingenti somme di denaro e anche di perdere la casa, se i Ministeri dell’Economia e delle Infrastrutture non interverranno presso l’Agenzia del Demanio, per farla recedere dalle sue infondate ragioni, ponendo così fine ad un contenzioso costruito su errate interpretazioni legislative, che dura ormai da troppi anni.
Una vicenda difficile e complessa, che il Gruppo Consiliare del Partito Democratico, attraverso una specifica mozione – prima firmataria la Capogruppo Fanelli – ha voluto portare all’attenzione del Consiglio regionale del Molise, insieme ai consiglieri Facciolla, Fontana, Manzo e Romagnuolo, chiedendo la mediazione del Presidente della Regione presso i due ministeri romani.
Questa zona di Rio Vivo di Termoli (zona Sud) costituisce un’ampia lingua di terreno fra il mare ed il retrostante altopiano. Per essa esistono numerose azioni giudiziarie, inizialmente promosse dall’Avvocatura dello Stato nel 1981, che rivendicavano allo Stato parte di essa in qualità di demanio marittimo dai numerosi abitanti che, nel frattempo e con un piano regolatore comunale approvato dall’allora Ministero dei LL.PP., avevano costruito un intero quartiere cittadino di circa, ormai, 1000 abitanti. I privati si opposero alle pretese statali sulla zona eccependo l’intervenuta usucapione.
Attraverso la mozione presentata i Consiglieri Fanelli, Facciolla, Fontana, Manzo e Romagnuolo, hanno quindi impegnato il Presidente della Regione Molise a chiedere al Ministro del MEF, competente per gli atti dell’Agenzia ed il Ministro del MIT, competente per l’amministrazione del demanio marittimo, affinché intervengano sull’Agenzia del Demanio per indurla a recedere dalle sue pretese.
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