Salario minimo e occupazione. L’Italia è ancora molto indietro

I dati istat parlano chiaro in merito all’andamento della domanda di lavoro in Italia negli ultimi mesi. Dati in positivo per quanto riguarda l’occupazione, un po’ meno però per quanto riguarda i contratti, circa il 60% a termine e con una paga ora che si aggira fra i 4 e i 6 euro.

Secondo le stime, nel bel paese, un dipendente dichiara di guadagnare meno di 10mila euro all’anno, una situazione che non va d’accordo con i nuovi aumenti e con il caro bollette.

Al momento è necessario approvare il salario minimo, una formula, che permetterebbe tutti di avere pari dignità e opportunità, al fine di superare la soglia minima di povertà. Una disposizione di legge che indica il prezzo minimo per ora di lavoro sotto il quale è vietato andare. È’ questa la strada per eliminare alla radice la povertà da lavoro. Bisogna portare a livelli di dignità le paghe orarie al di sotto dei 10 euro l’ora.

In Germania il salario minimo per legge esiste da 6 anni, in Italia è ancora tutto da vedere. Piccoli passi sono stati mossi ma la strada sembra essere ancora lastricata di problemi. Il salario minimo per legge ce l’hanno quasi tutti i Paesi europei, 21 paesi su 27.

E’ ora che il governo Draghi agisca poiché anche se i dati sull’occupazione sono buoni, un po’ meno lo sono le dinamiche. Tra contratti a termine e stipendi minimi, ci sarebbe ancora molto da aggiungere.

La pandemia ha fatto si che emergessero nuove povertà e al momento è necessario che il bel paese prenda decisioni serie per dare pari dignità e diritti ai lavoratori.

I temi della povertà lavorativa e della stagnazione salariale ci sono da molto tempo. In regione, difatti, si è assistiti ad una vera e propria migrazione a causa della carenza di lavoro o di paghe troppo basse per poter sopravvivere.

Lo spopolamento non è che la punta dell’iceberg di questa situazione e il Molise è una delle regioni che sta pagando caro il prezzo della decisione di non approvare il salario minimo, soprattutto per i giovani, che sono costretti ad abbandonare la propria terra per poter pensare di diventare un po’ indipendenti.

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