Non esiste sviluppo se le soluzioni politiche portano all’isolamento, a non investire e non realizzare vie di collegamento con il resto del Paese. E’ quello che sta accadendo da anni al Molise per scelte amministrative miopi e spesso senza dare ascolto alle forze sindacali.
L’ultima trovata del governo di centro-destra, accusano Cgil, Cisl, Uil e Orsa, è quella di tagliare le tratte ferroviarie mentre nel resto d’Europa si parla di mettere in condizione le aree più deboli di recuperare i gap che inibiscono la crescita. Chiudere è il punto di vista di una classe politica che non ha un progetto per il futuro e che risparmia sui servizi ai cittadini. Lo sviluppo di un territorio parte, al contrario, proprio sulla viabilità.
I viaggiatori pendolari non riescono a comprendere, poi, che fine farà la tratta ferrata che dal capoluogo conduce a Termoli, chiusa ormai da circa un anno. Spostare il trasporto su gomma, mentre nel resto degli stati europei si favorisce quello su ferro, non solo è anacronistico ma diventa follia se si pensa alle condizioni obsolete delle strade regionali.
La politica nel palazzo di via Genova assume a sé la responsabilità di decidere da sola cosa fare con Trenitalia; ma i tagli delle corse potrebbero significare ulteriore decremento dell’occupazione o spostamenti del personale dipendente in altre realtà della Penisola, per accelerare una emigrazione diventata la piaga del Molise.