Sono 15 mila i lavoratori irregolari presenti ed operanti nel Molise, con un tasso del 14,2%.
E’ questo il dato che il Centro Studi della CGIA di Mestre consegna alla riflessione, insieme ai numeri, notevoli, del Valore aggiunto, anch’esso irregolare sia in percentuale che come dimensione in denaro dell’economia regionale, un 5,4% e 323 milioni di euro come incidenza.
Il Molise, in quest’altra negativa classifica, è preceduto solo e soltanto dalle altre Regioni meridionale e cioè, in ordine di negatività, da Calabria, Campania, Sicilia, Puglia Sardegna e Basilicata.
Precede l’Abruzzo, poi l’Umbria, il Lazio e tutti gli altri territori.
Ultima Regione risulta la Lombardia, che pure ha una gran presenza di lavoratori in nero impiegati nei vari settori.
La situazione è difficile, perché il lavoro irregolare, stimato con un giro di affari di oltre 68 miliardi di euro, crea, a disfunzioni, alterando di fatto sia le condizioni salariali, che il mercato, proponendo, tra l’altro, percorsi degradanti sia dal punto di vista sociale, che culturale e dunque economico.
Al tutto si deve aggiungere la considerazione che non è stato debellato il “caporalato”, che è presente massicciamente nelle Regioni del Sud, ma che si è spostato anche, con successo delinquenziale, anche nelle altri territori del Paese, creando problemi e difficoltà.