Il Rapporto Semestrale sulla criminalità organizzata diramato dal Ministero dell’Interno disegna uno scenario infelice per il Molise, vera è propria terra di conquista contesa tra i cartelli mafiosi più grandi d’Italia e del mondo.
Una terra in cui sembra inverosimile la presenza di uomini vicini a Cosa Nostra, alla mafia pugliese o al “Sistema”, altro termine con cui ci si riferisce, soprattutto in ambienti criminali, per identificare la camorra campana, nasconde in realtà un sottobosco criminale che è in grado di celarsi minuziosamente alla vista dei passanti.
Proprio la prossimità geografica con aree ad alta densità criminale infatti sembrerebbe essere la causa per la quale il Molise è stato scelto per cercare rifugio durante la latitanza o per avviare attività delittuose per lo più legate al traffico di stupefacenti da parte di esponenti dei clan.
Ma il Molise non è solo terreno fertile per nascondersi o dilatare il mercato della droga, ma anche una zona di interesse dove investire denaro proveniente dalle attività illecite extraregionali e ripulirlo grazia all’ausilio di realtà imprenditoriali lecite.
I settori economici che fanno maggiormente gola ai clan sono quello dell’edilizia, la grande distribuzione organizzata, la gestione di locali notturni e la rivendita di auto usate.
Nell’ultimo periodo si è registrata inoltre un aumento della tendenza a stabilire in regione sedi fittizie di società collegate ad organizzazioni campane, con lo scopo di favorire attività di riciclaggio al riparo da occhi indiscreti.
Una situazione delicata che non risparmia nessuna frazione del territorio, estendendosi indistintamente lungo la zona adriatica e le aree interne, abbracciando in una morsa velenosa le due province.
A Campobasso, dove il traffico di stupefacenti è in costante crescita, la situazione è acclarata dalle importanti attività delle forze dell’ordine sul Territorio che hanno portato avanti una serie di indagini in grado di far luce su una fitta rete di contatti con i clan delle regioni limitrofe.
Come l’Operazione “Drug Market” che ha evidenziato come gli indagati abbiano dato vita ad collaudato sistema di approvvigionamento di sostanze stupefacenti nel cui paradigma rientravano ambienti criminali di San Severo e Caserta, o come l’operazione “Alcatraz” in cui i tentacoli criminali si estendevano in direzione Napoli.
Nella provincia di Isernia invece si conferma la presenza di gruppi criminali di origine rom, attivi nel settore degli stupefacenti, molte volte in stretta collaborazione con gruppi italiani.
Ne è esempio l’operazione “White Rabbit”, che gli investigatori hanno concluso il 20 Marzo scorso è che ha portato all’arresto di 11 persone appartenenti ad un gruppo misto di italiani e rom dediti allo spaccio di stupefacenti: un’imprenditoria nera che vedeva la compagine strettamente legata agli ambienti malavitosi del foggiano.Essendo il Molise un crocevia capace di interconnettere sodalizi criminali limitrofi, arginare il fenomeno diventa sempre più complicato per le forze dell’ordine e pratiche di cittadinanza attiva, in cui gli stessi residenti aiutano gli uomini in divisa a far emergere situazioni oscure appare l’unico modo per arginare il fenomeno.