Prosegue la protesta della marineria termolese contro l’indiscriminato innalzamento dei costi dei carburanti nelle ultime settimane. Costi che impediscono al comparto pesca di poter sopravvivere dignitosamente. La vertenza si è spostata nelle aule municipali a Palazzo Sant’Antonio per avere il supporto delle autorità locali, del governo regionale fino alle istituzioni nazionali a Roma.
Ameno per questa settimana i pescherecci resteranno attraccati al porto di Termoli senza uscire nelle acque dell’Adriatico, provocando a cascata il mancato rifornimento di pesce fresco al mercato ittico della città, nei ristoranti e supermercati. In questo momento in forte difficoltà ci sono adesso 45 imprese e un indotto di oltre 500 lavoratori.
L’amministrazione comunale si è fatta carico delle richieste della marineria molisana, fra cui sollecitare il ministero della pesca per una anticipazione del fermo obbligatorio per questo 2022, la liquidazione del fermo pesca dello scorso anno, le sospensioni dei pagamenti di mutui e versamenti contributivi e la conferma dei benefici per le imprese ittiche della Penisola. Senza rapide soluzioni il comparto regionale rischierebbe un clamoroso tracollo finanziario, occupazionale e sociale.