“La data di nascita sulla carta d’identità non dice tutto. Accanto a quella anagrafica esiste infatti un’età biologica, quella che realmente rispecchia di quanto il nostro corpo stia invecchiando. È un campo di ricerca che sta destando grande interesse, e che potrebbe portare a nuove idee su come rallentare il processo di invecchiamento”.
Però non sembra esserci un solo “orologio biologico” nel nostro organismo: ce ne sono diversi. Alcuni si sovrappongono, altri sembrano più indipendenti. Proprio sulla loro interazione si concentrano vari percorsi di ricerca. Tre elementi principali emergono come protagonisti nella regolazione dell’invecchiamento: l’infiammazione, il metabolismo lipidico e quello dei carboidrati.
È questo lo scenario alla base di uno studio che vede il coinvolgimento diretto dell’Istituto Neuromed di Pozzilli, in un percorso di ricerca condotto in sintonia con alcune Università, quella di Bologna, la Insubria di Varese e la russa Nizhny Novgorod.
Il percorso ha visto i loro ricercatori esaminare i lavori scientifici pubblicati negli ultimi anni relativi alla sovrapposizione dei diversi orologi biologici conosciuti, sia dal punto di vista genetico che da quello epidemiologico.
“Sono prospettive estremamente interessanti per la medicina – commentano dal Neuromed – Prima di tutto perché, conoscendo l’età biologica di una persona, potremo riuscire a personalizzare la prevenzione e le eventuali terapie non più sulla sola età anagrafica, ma su come quello specifico individuo stia invecchiando realmente. Inoltre, anche grazie a ulteriori studi che dovranno essere condotti per affinare questi risultati, possiamo cominciare a individuare alcuni elementi capaci di rallentare il processo di invecchiamento, primo fra tutti gli stili di vita come l’alimentazione”.