La questione non è di poco conto, perché riguarda essenzialmente il tentativo di tutti di superare un periodo molto critico, dove bisogna convivere con un virus pericolosissimo e non ancora debellato e sopravvivere ad una condizione economica non certo ottimale.
Così accade che le segnalazioni che arrivano dai cittadini e dai comitati e associazioni a difesa dei consumatori, diventano sicuramente importanti.
In questi mesi, tra mille problemi irrisolti, troviamo anche un rincaro, qualche volta non affatto giustificato, di beni e servizi, rincaro che, nella somma degli aumenti, diventa una vera stangata per le famiglie.
Qualche associazione, come il Codacons, ha calcolato che i rincari sono costati in media ben 536 euro a famiglia, mentre l’Unione Consumatori una sorta di top ten dei prodotti il cui prezzo è aumentato di più nei mesi in cui gli italiani son dovuti rimanere nelle loro case.
I rincari erano, in verità, prevedibili, soprattutto dei prodotti alimentari, ma, come evidenziano le Associazioni dei consumatori, non certo della misura registrata dall’Istat.
Si tratta dei prodotti che sono stati maggiormente ricercati dai consumatori, come la verdura fresca, che ad aprile ha registrato un più 6,9% rispetto a marzo, un 6,4% in più rispetto allo stesso periodo dello scorso anno.
Seguono la frutta fresca e le patate, con un più 3,7% rispetto a marzo e un 5,7% rispetto al 2019.
Aumento consistente del 3,8 su aprile 2019, anche per il pane, che precede di poco i Detergenti e prodotti per la pulizia della casa, gli oli alimentari, la farina le uova. le confetture, marmellate e miele, il latte e tutti gli altri prodotti medicali, introvabili e venduti a peso d’oro, come disinfettanti, termometri e mascherine.
Naturalmente a fine maggio si analizzeranno anche i rincari della fase 2, che già presenta aumenti, soprattutto nel caffe al bar e nei servizi relativi alla persona, come parrucchieri, barbieri e quanto altro.