Hanno scelto Pescara i rappresentanti delle marinerie italiane per incontrarsi e discutere tra di loro, facendo il punto della situazione complessiva dell’impegno lavorativo, una situazione che appare drammatica e che sta sempre più degenerando per la conseguenza degli aumenti del gasolio e delle spese di gestione.
Tra di essi anche la marineria molisana, che da tempo vive le identiche drammatiche condizioni e vede numerose attività a rischio di chiusura e dismissione.
Stanno vivendo qualcosa che sta portando sempre più vicino al collasso dell’intero settore.
L’aumento del gasolio è soltanto l’ultimo concreto problema, un problema che non ha ancora trovato una soluzione, ma anzi si è aggravato e si aggrava sempre più.
A maggio 2020 il costo era di 0,29 euro a litro, oggi è di 1,30 euro.
Una grossa imbarcazione per un pieno di gasolio può pagare anche 25mila euro, una piccola invece può cavarsela con non meno di 9 o 10 mila euro, costi che sarebbero stati, qualche tempo fa, pari esattamente alla metà.
Per questo chiedono interventi immediati e mirati alla sopravvivenza del settore, prima che sia davvero troppo tardi e le barche avrebbero difficoltà ad uscire in mare.
Un crollo del mercato ittico, dunque, che a caduta porterebbe una crisi profonda non solo del settore, ma di tutti gli altri settori collegati.
Ma non è solo il gasolio il problema della pesca, perché ce ne sono tanti altri, come ad esempio i mancati e annunciati aiuti, oppure la mancata cassa integrazione per i marinai e il credito d’imposta ed i milioni di euro promessi e non ancora disponibili.
A Pescara, perciò, tutti insieme, anche per stilare, redigere un documento da inviare al Governo e alle strutture ministeriali, che sia al centro della riflessione di chi guida il Paese e voglia agire da subito, per evitare il fermo dell’intera categoria.