Ci sono giochi che si definiscono “a perdere”, dove per vincere devi necessariamente essere sconfitto.
E’ questo il pensiero che abbiamo avuto nel vedere le immagini del villaggio provvisorio di San Giuliano di Puglia, il luogo che nacque all’indomani del terremoto che colpì il Molise nel lontano 2002.
A San Giuliano, con quel villaggio avremmo vinto alla grande il gioco a perdere, perché abbiamo perso davvero e molto pesantemente.
La visita del luogo mostra tutto quello che contribuisce a dare l’idea dell’inciviltà e del degrado.
Un senso forte di impotenza, dove subito pensi a chi doveva vigilare e non l’ha fatto, permettendo che le stanze fossero tutte come un disponibile supermercato per coloro che volessero approfittare, tutto a gratis, naturalmente, tutto perfettamente a disposizione.
Ruberie quasi palesemente autorizzate, porte divelte, luoghi disponibili, dove la “spesa gratuita” la puoi fare senza fretta, con tutto il tempo che ti serve, con l’accortezza del consumatore pignolo, che magari si porta dietro il metro per prendere le più giuste misure di ciò che serve e di quel che si va a prelevare.
Tutto lasciando in giro le più rovinose schifezze, rendendo quei luoghi nobili per i fini umanitari per i quali sono nati, dei veri e propri simboli di un mondo in rovina, di un disinteresse che è del tutto universale.
Un villaggio che nel tempo poteva tornare di una certa utilità, già dopo che gli ultimi ospiti erano tornati nelle loro “nuove” case, un posto che davvero poteva essere considerato simbolico dell’accoglienza, l’abbraccio di un popolo, quello molisano, ospitale per natura, ai giovani provenienti dagli altri mondi, quelli che hanno un estremo bisogno di vicinanza e di considerazione.
Non è avvenuto, non è stato possibile attivare alcun motore solidale, la società ormai sembra rifiutare ogni istanza di umanità e civiltà.
Il villaggio è ormai questo, smantellato, rovinato, mortificato, ucciso nell’ideale che rappresentava, mentre vive solo nella memoria di una tragedia, mostrandosi nel pieno della sconfitta, tra ruberie e rovine, praticamente il degrado e lo scempio.