L’Associazione Nazionale Vittime delle marocchinate ha organizzato nel pomeriggio del 2 novembre 2023, a Venafro (Isernia), una pacifica e civile manifestazione per ricordare le vittime delle cosiddette “marocchinate”.
Gli iscritti si sono radunati davanti al cimitero militare francese all’interno del quale era in svolgimento una cerimonia di preghiera in ricordo dei 3.414 soldati d’oltralpe, caduti durante la seconda guerra mondiale sul suolo italiano, le cui spoglie sono contenute nel luogo sacro.
I manifestanti hanno mostrato dei cartelli e diversi cittadini si sono fermati per comunicare la loro approvazione per la pacifica manifestazione. Particolarmente gradita la visita del Sindaco di Venafro, Alfredo Ricci.
L’ANVM ha voluto così ricordare le donne di tutte le età e anche gli uomini, vittime delle cosiddette “marocchinate”, le sistematiche violenze perpetrate in particolare dalle truppe coloniali francesi. Queste violenze iniziarono esattamente 80 anni fa, con lo sbarco in Sicilia del luglio 1943, e si svilupparono nel 1944 con particolare virulenza in Campania, Lazio e Toscana.
L’impegno dell’ANVM ha portato alla celebrazione, il 18 maggio di ogni anno, della Giornata in memoria delle vittime delle marocchinate; all’approvazione della legge regionale del Lazio che ha istituito il ricordo delle vittime nel mese di maggio e alla proposta di legge nazionale presentata dal Senatore Andrea De Priamo.
“Abbiamo voluto anche quest’anno ribadire la nostra volontà di verità e giustizia per le vittime dimenticate – ha detto Emiliano Ciotti, presidente nazionale dell’ANVM – quelle donne e quegli uomini italiani, che nel 1943-1944 furono vittime di stupri da parte delle truppe coloniali inquadrate nell’Esercito Francese.
Ringrazio il Sindaco di Venafro, per essersi fermato a parlare con noi e averci ringraziato per l’opera di informazione che svolgiamo – prosegue Ciotti – vogliamo collaborare con tutte le amministrazioni comunali per sollevare il velo di silenzio che da 80 anni è calato su queste vicende terribili. Inoltre, è ora che la Francia riconosca pubblicamente questi crimini.”